BRUNO CARDINI

Libera_mente

TUTTE LE STRADE PORTANO A VERONA

Gli americani sulla Gotica attaccarono il fronte tedesco il 14 aprile 45, cinque giorni dopo l'attacco a Est da parte della VIII Armata inglese. L'attacco inglese aveva il compito di tenere impegnate le truppe tedesce e far accorrere verso est le riserve mobili. Comunque fosse dal fronte degli americani non tolsero alcun reparto e questi dovettero attaccar eposizioni fortemente munite.
Il piano strategico era il seguente
In questo quadro il fronte sud, noto come linea gotica, costituiva un potenziale grave pericolo: sul fronte e nelle immediate retrovie i tedeschi avevano 600.000 formidabili combattenti. Vero era che di fronte a loro vi erano oltre 700.000 soldati altrettanto validi e alle loro spalle 200.000 partigiani che, seppure armati in modo leggero potevano fare danni molto gravi.
Oltre al fronte della Gotica i tedeschii avevano sparsi per il Nord Italia circa 30.000 soldati in funzione antipartigiana, 40.000 a Genova, altrettanti a Torino e Milano. Le riserve, poco mobili, ma combattive della whermacht sono tuttavia quelle della FLAK (antaerea) che solo lungo la valle dell'Adige tra grandi e piccoli conta un migliaio di cannoni e la disponibilità di una decina di migliaia di serventi.
Non analizziamo il piano generale degli alleati, indichiamo solamente gli obiettivi e, all'interno di questi il ruolo di tre divisioni che troveremo nella cavalcata verso verona:
1- Attaccare su tutto il fronte per evitare il ritiro di truppe non attaccate
2- Distruggere le truppe tedesche a sud del Po con un possibile accerchiamento tra Bologna e Ferrara.
3- Per il fronte a Ovest di Bologna non si prevedevano accerchiamenti, ma l'obiettivo era sfondare il fronte e raggiungere il Po prima dei tedeschi in ritirata in modo da precluderne il passaggio.
4- Per le divisioni 10 da montagna, 85 e 88 era poi previsto il passaggio del Po con l'85 che avrebbe occupato Verona, la 10 che si sarebbe diretta verso il Garda per bloccare le due gardesane da truppe in ritirata da Ovest e l'88 si sarebbe diretta verso vicenza per bloccare eventuali ritirate dal Po e  dall'area di Padova Venezia dove erano dislocate alcuni battaglioni di riserva mobile anche pesantemente corazzati (una compagnia di Tiger a sud di Padova).
la carta precedente mostra le direttrici di attacco

L'organico delle tre divsioni americane era quasi al completo, erano appoggiate da potente artiglieria sia divisionale che di corpo d'armata e sulla testa avevano l'assoluto potere aereo.
tra la 10^ da montagna e l'85^ vi era la prima divisione corazzata e tra l'85^ e l'88^ la 6 divsione corazzata. Queste divisioni mobili tuttavia non perteciparanno alla corsa a Verona.
Le tre divisioni, come si vede dalla carta, non attaccarono ed avanzarono sul fondovalle, ma una volta sfondate le trincee tedesche proseguirono sui crinali fino alla pianura; nel frattempo le due divisioni corazzate travolgevano gli sbarramenti in fondovalle e sulle strade he il genio si affrettava a riadattare si precipitavano i camion con le barche e le opere da ponte per attraversare il Po. Nonostante la superiorità in uomini e armi le perdite americane furono alte; la sola 10^ divisione da montagna nel giorno dell'attacco perse 553 uomini.
Il percorso sui crinali spiega perchè le tre divisioni ci mettessero 8 giorni a raggiungere il PO.

La carta precedente mostra le tre direttrici assunte dalle tre divisioni una volta attraversato il Po sui ponti di barche: la 10^ prese la strada di Villafranca, la 85^ quelle che passava per Castel d'Ario e Vigasio e la 88 quella che da Nogara arrivava a Verona per Isola della Scala. La 91 attraversò l'Adige a Legnano e a Bonavigo; si contava di accerchiare i tedeschi tra cologna e San Bonifacio tra la 91^ e la 88^. Gli americani si muovevano su camion preceduti da alcuni carri leggeri da ricognizione (M3 Stuart chiamati Honey dai conducenti per la facilità di guida).

E i tedeschi? I tedeschi avevano progettato tre linee difensive nell'ipotesi che fosse caduta la Gotica: Adige, Piave e Isonzo. Il Po non era considerata un opzione dato che poteva essere aggirato da Ovest. Dietro ognuna di tali linee avevano predisposto depositi di armi, munizioni, razioni. La foto seguente è l'arrivo in Valsugana dei terribilissimi paracadutisti tedeschi; stremati ma armatissimi. Solo una settimana prima avevano passato il Po a nuoto, nudi con l'arma poggiata su una tavola a cui si aggrappavano. Tra il Po e l'Adige si erano riarmati, li avevano reinquadrati e, nella ritirata, erano pronti a combattere contro chiunque. 

Molte formazione tedesche in ritirata adottarono il metodo degli ostaggi e delle stragi: presa mezza dozzina di civili li facevano marciare davanti a loro per una ventina di km, poi ne prendevano altri e ammazzavano quelli che li avevano accompagnati; in tal modo creavano davanti a loro un'onda di terrore, ma, soprattutto, gli ufficiai erano certi che non vi sarebbero state diserzioni perchè chi rimeneva solo veniva scannato come un maiale anche con i coltelli da cucina.
Il giorno 25 Aprile la 10^ si lancia sulla statale che da Mantova va a Verona. La compagnia C del primo battaglione dell'85^ reggimento è alla testa dell'avanzata. Dopo un breve scontro a fuoco con una pattuglia della 362^ divisione tedesca entra in Villafranca che attraversa ad alta velocità ostacolata solo dall'entusiasmo della popolazione: "attraversammo molti villaggi dove la gente si raccoglieva attorno a noi per darci pane e latte caldo o freddo, la gente delle fattorie correva lungo la strada con vino, uova e pane per noi gridando 'bravi' e 'liberi' ... la gente gettava fiori sui carri armati baciava i ragazzi, agitava le mani, alzava in alto i bambini (Testimonianza di John Imbrie)".
Passata Villafranca la compagnia si affaccia all'areoporto cominciando a sparare su tutto quello che lì si muoveva. Il diario della 10^ riporta che non si aspettava di trovare resistenza dato che i partigiani (e questo è un importante riconoscimento ufficiale) avevano preso prigionieri 26 tedeschi.
In realtà americani e tedeschi stavano convergendo sulle stesse strade verso Verona e talvolta un grupo sorpassava l'altro trovandosi di fronte o venendo attaccato ai lati o alle spalle. I prigionieri catturati appartengono alla 26^corazzata, alla 90^ panzergranadier e alla 1^ divisione paracadutisti; quest ultimi non provengono dalla Romagna dove il fronte è stato sfondato, ma da un battaglione in ricostituzione a sud del Garda
Occupato l'areoporto gli ameriicanii proseguono verso Verona mentre a Villafranca arriva il resto della divisione.
Alle 18 le avanguardie della 10^ e della 88^, su strade diverse ma convergenti, raggiungono Cadidavid dove si svolge l'ultimo breve combattimento prima dell'entrata in Verona.
Alle 20 dopo una sosta per raggrupparsi e definire l'avanzata gli americani si addentrano in città proseguendo fino alla zona della ferrovia raggiunta alle 22.10.
Lo spettacolo che si presenta agli occhi dei soldati americani è sconvolgente: binari divelti, carri e locomotive rovesciati e penzolanti dal ponte sull'Adige distrutto dai bombardamenti. A questo punto gli americani decidono di arretrare di un mezzo chilometro e attestarsi presso l'incrocio tra Via Tombetta e Viale del lavoro da cui hanno un ampio campo di tiro. Saggia decisione perchè per tutta notte sono attaccati (o semplicemente investiti) da tedeschi in ritirata che cercano la salvezza oltre l'Adige attraverso Verona.
L'incrocio della foto, che tutti i veronesi conoscono, diventa poi noto come bloody corner ossia angolo insanguinato per l'alto numero di morti tra i tedeschi; per contro gli americani non registrano alcuna perdita
I veronesi noteranno che la direzione di marcia degli americani è verso Bgo Roma, ossia in direzione opposta al centro città. Ciò in ragione del fatto che la 10^ non aveva il compito di occupare Verona, ma di dirigersi verso le gardesane per bloccare eventuali ritirate tedesche verso il trentino. 
Poco prima che gli americani arrivassero all'angolo insanguinato una kubelwagen con due genieri passò da un ponte all'altro di Verona facendoli saltare. Non ne venne risparmiato uno.
Il diario di guerra della 10^ e della 88^ parla esplicitamente del tuono e della nuvola di polvere che il vento portò fino a loro, ma la lapide sul ponte ricostruito fa risalire l'evento alla sera prima, perchè?
Tutti sono concordi sul fatto che sarebbe bastato un pugno d'uomini a fermare i genieri e salvare i ponti. Fatto è che questo pugno d'uomini in città non c'era. Il CLN era stato decapitato per tre volte e la maggior parte dei componenti morirono a Flossemburg. I GAP si erano distinti nella liberazione di Roveda, ma poi erano stati perseguitati e infiltrati di spie talchè quel giorno fatidico non c'era nessuno, ma, soprattutto, non esisteva un piano antisabotaggio. A Genova, per fare un esempio, da almeno un mese a ogni carica nel porto o nelle gallerie era stata affidata una pattuglia di uomini che doveva disinnescarla o morire nel tentativo. A Verona questo non c'era. I pochi gappisti erano stati indirizzati verso borgo Roma ad operare alle spalle di quella che si pensava fosse la linea  di resistenza tedesca. Questo errore fu dovuto in gran parte al Vescovo che aveva avuto dai tedeschi rassicurazioni che la città non sarebbe stata toccata ed era preoccupatissimo di una insurrezione comunista.
I partigiani di montagna erano nell'alta Valpolicella e stavano dirigendosi a marce forzate verso la città.